Musei Virtuali

Musei e visitatori: i numeri

Secondo i dati forniti dal SISTAN (Sistema Statistico Nazionale) e dall’Ufficio Statistico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, il numero dei visitatori dei musei – includendo in questa categoria anche monumenti, siti archeologici, ecc – sta aumentando continuamente.

Tuttavia risulta evidente che un numero ridottissimo di musei richiama la quasi totalità dei visitatori: è il fenomeno dell’“oligopolio”. La predilezione dei visitatori nei confronti di alcuni musei non si basa però sul “contenuto” di questi, ma sul “contenitore”, sull’attrattiva che esercita grazie al suo “brand name”, ossia al marchio!

Il “brand name” dei musei

Perseguendo lo scopo di aumentare l’interesse verso il “contenitore-museo” piuttosto che verso le opere d’arte che esso ospita, si è giunti in varie occasioni alla totale perdita di efficacia dell’allestimento, il quale non risultava più in grado di esplicitare il significato intrinseco delle opere.

Un oggetto creato per comunicare – come un dipinto, una scultura, un manoscritto, ecc – non interpretato o interpretato erroneamente, non trasmette più cultura e conoscenza, ma solamente ignoranza.

L’ottimizzazione della comprensione è sempre stata un compito spettante alle istituzioni museali, le cui finalità espositive sono spesso state rivolte a permettere l’analisi comparativa delle opere; tuttavia questa risulta essere una pratica “da studiosi per studiosi”, non volta a ristabilire il circuito comunicativo dell’oggetto preso in considerazione.

Tale circostanza è aggravata dai seguenti fattori:

  • all’interno dei musei, l’opera d’arte è costretta in un nuovo contesto, in cui valgono criteri di lettura molto diversi da quelli del contesto originario. Ad esempio nella chiesa o nel palazzo per cui erano stati dipinti, i quadri avevano precise correlazioni ed il compito di trasmettere messaggi selezionati; in una pinacoteca al contrario, vengono accostati e confrontati con altri quadri e sollecitati a comunicare i percorsi storico-artistici individuati dagli studiosi o dagli storici dell’arte;
  • i tempi di una visita devono rispettare le esigenze e gli andamenti di un flusso, non permettendo così di sostare a lungo di fronte ad un’opera per comprenderla al meglio;
  • infine, curatori e storici dell’arte non si affiancano frequentemente a professionisti competenti nel campo della comunicazione visiva, che potrebbero migliorare la comprensione delle opere esposte.

I rimedi

Per migliorare tale situazione, sarebbe necessario attuare un progetto basato sui punti seguenti:

  • costituire un team che si occupi della comunicazione dei significati delle opere;
  • affiancare al “team comunicazione” un gruppo di curatori e storici dell’arte che contemporaneamente progettino l’allestimento della mostra;
  • sottoporre il progetto finale ad un vaglio valutativo esterno.

Lo scopo: divulgazione/fruizione/valorizzazione/comprensione

Oggi la comunicazione del significato di un’opera avviene sotto forma di visita guidata, di conferenza preparatoria, di schede illustrative reperibili in ogni sala: in ogni caso discorsi verbali e alcunché di visivo.

La sostanza di questi discorsi poi, tende a rispettare l’approccio analitico del curatore e dello storico.

E’ proprio su tale questione che bisogna andare a intervenire

E’ possibile e auspicabile proporre uno sviluppo a elevato contenuto tecnologico, purché strumentalmente essenziale e ben giustificato rispetto all’obiettivo della trasmissione culturale.

Chi riuscirà ad raggiungere tale scopo otterrà un risultato socio-culturale immediatamente percettibile: musei, siti archeologici e monumenti diventeranno luoghi di apprendimento e formazione, di istruzione per i giovani, di permanente educazione per gli adulti.